Abstract: Contesto: è stato riportato che i campi elettromagnetici (EM) inducono proteine da stress in vitro. È stato dimostrato che queste proteine sono importanti nel recupero dall'ischemia/riperfusione. È stato quindi ipotizzato che i campi EM potessero attivare risposte da stress in vivo e proteggere il tessuto miocardico durante l'anossia. Metodi e risultati — Gli embrioni di pollo sono stati esposti a campi elettromagnetici da 4, 6, 8 e 10 μT e 60 Hz per 20 minuti, seguiti da un periodo di riposo di 1 ora prima di essere collocati in una camera anossica. Gli embrioni sono stati riossigenati quando la sopravvivenza dei controlli è scesa al di sotto del 40% e le osservazioni finali sono state effettuate 30 minuti dopo. I dati provenienti da 80 esperimenti ( oltre 500 embrioni esposti a campi elettromagnetici) hanno indicato che la protezione dei campi elettromagnetici era estremamente significativa (P<0,0001). I tassi di sopravvivenza erano del 39,6% nei controlli e del 68,7% negli embrioni esposti ai campi. In una seconda serie di esperimenti, gli embrioni sono stati esposti per 20 minuti a diversi pretrattamenti: (1) ipertermia (43 °C), (2) campi EM a 60 Hz e 8 μT, o (3) campi EM a 60 Hz e 8 μT più un campo di rumore EM casuale (8 μT). La sopravvivenza degli embrioni è stata del 37,7% (controllo), 57,6% (riscaldati), 69% (solo campo EM a 60 Hz) e 41,5% (campo EM a 60 Hz più rumore EM). Per confermare che non si verificasse un riscaldamento dovuto all'esposizione ai campi, durante l'esposizione sono state inserite delle termocoppie in diverse uova nel punto in cui si trovava l'embrione; non è stato rilevato alcun aumento della temperatura. Conclusioni: concludiamo che l'esposizione ad un campo elettromagnetico atermico induce risposte di stress che proteggono il miocardio dell'embrione di pollo dal danno da anossia. Questi risultati suggeriscono che l'esposizione al campo elettromagnetico può essere un mezzo utile e non invasivo per ridurre al minimo il danno miocardico durante interventi chirurgici, trapianti o infarti nell'uomo. (Circulation. 1999;99:813-816.)